Anno 2030

Roma,anno 2030: immaginate di trovarvi in una delle vie consolari vicino al centro, svegliarvi una mattina, fare la solita colazione, lavarvi, vestirvi, bacio sulla fronte del figlioletto e via pronti per andare al lavoro.

Scendere le scale, salutare il portiere uscire dal portone e respirare aria pulita, il cielo limpido, il vento fresco che porta il profumo del gelsomino, prati verdi, il cinguettio dei passeri, il gracchiare di una cornacchia il rumore dei nostri passi, distribuire il compost prodotto dai vostri scarti alimentari sugli orti urbani, addentare una pesca appena raccolta ed avviarvi per andare al lavoro, a piedi con la vostra bicicletta elettrica chiudibile a zaino, il vostro monopattino, la vostra biga, o per le lunghe distanze, usufruire dei nuovi mezzi di trasporto che i governi hanno messo a disposizione, attuando quella che fu chiamata la terza rivoluzione industriale.

I trasporti pubblici cittadini hanno scelto di utilizzare vari tipi di tecnologie, tutte su strada, per ottimizzare sia i costi di realizzazione che di manutenzione, abbandonando via via i trasporti underground, troppo costosi, invasivi e distruttivi. E’ possibile prendere un tram, una cabinovia, tapis roulant, tutti alimentati elettricamente attraverso energie rinnovabili e con tempi di percorrenza certi. Il traffico non si sa più cosa sia ed il trasporto su gomma è stato quasi totalmente eliminato, utilizzato solo per ragioni di sicurezza ed in ogni caso con mezzi totalmente elettrici, che si ricaricano lungo la strada come se fossero dei filobus.

Gli spostamenti tra le città ed i continenti avvengono attraverso capsule sparate ad oltre 1000 km orari, all’interno di tubi a bassa pressione capaci di portarti da Reggio Calabria a Venezia in soli 50 minuti. Ed è solo l’inizio. Il progetto Hyperloop, speriamo, arriverà a proporre la percorrenza al di sotto della superficie dei mari e degli oceani per collegare, appunto, i continenti. Il trasporto funziona attraverso levitazione e spinta magnetica, rendendo il sistema totalmente autosufficiente anche dal punto di vista energetico. L’utilizzo di energie rinnovabili di varia natura è infatti ad impatto ambientale zero.

La ragione per cui si è deciso di eliminare le macchine, anche se con una certa riluttanza da parte dei cittadini, ormai abituati alla propria falsa indipendenza nonostante l’ipotesi di riconvertirle, risiedeva nel bisogno di “salvare” le città, soffocate da una morsa di acciaio. Lo stress da traffico causava più malati dello smog, che già ne aveva sterminati a milioni per cancro.

La produzione continuativa ed il consumismo, avevano portato l’inquinamento a livelli altissimi, sommergendo il mondo con oceani di rifiuti. Il riscaldamento globale e l’acqua inquinata erano divenute un pretesto per alcune multinazionali, che promuovendo un gesto per millenni scontato, ossia bere acqua pura, si arricchivano sempre più.

Per questo si è deciso di abbandonare improvvisamente tutti i combustibili fossili e l’energia ricavata da combustione.

Le società petrolifere hanno dunque investito per convertire la produzione di energia, da risorse fossili in rinnovabili come il solare e l’eolico, producendo ed installando su tutti i tetti di tutte le case di tutte le città, e soprattutto a proprie spese, impianti ad alto rendimento. In tal modo non sono stati sottratti terreni all’agricoltura.

Le case automobilistiche hanno chiuso contratti pluriennali con i governi, per produrre e manutenere i mezzi di trasporto di nuova generazione, scoprendo così una nuova fonte di inesauribile guadagno.

In poche parole: il mondo è decisamente migliorato….

Una storia che all’apparenza potrebbe sembrare fantasiosa, ma che in realtà è più che fattibile e a portata di mano.

Non sono uno scienziato, solo una persona curiosa che come tante, cerca soluzioni possibili sul web, pertanto perdonate qualche inesattezza. Invito chiunque a partecipare per migliorare i contenuti riportati.

I trasporti

Se si collegassero davvero le città con il sistema Hyperloop, e la mobilità cittadina fosse strutturata su cavi in grado di coprire capillarmente ogni luogo, con delle cabinovie per esempio, tutti noi potremmo fare a meno di possedere un’ automobile. In tutto il mondo sono stati già realizzati trasporti di questo tipo: la funivia sul Tamigi e la funivia urbana a Berlino costituiscono la prova tangibile della fattibilità di progetti analoghi. Bello l’articolo di Valerio Gualerzi “Le città volanti, le funivie alla conquista dei centri urbani”.

I costi di mantenimento di un’automobile si aggirano mediamente intorno ai 6.000 euro l’anno, considerando carburante, assicurazione ed ammortamento del mezzo. Nel 2014 le auto nel mondo erano 1.2 miliardi, vale a dire che complessivamente vengono spesi circa settemiladuecento miliardi di euro l’anno per l’acquisto di autovetture, che ad occhio mi sembrano tanti soldi. Solo in Italia se ne contano trentasette milioni, che corrispondono a circa duecentoventidue miliardi di euro l’anno.

Risparmiare su questo fronte potrebbe servire a pagare l’ abbonamento di un trasporto pubblico ecologico ed efficiente.

Favorire la diffusione di mezzi di trasporto non sotterranei, garantirebbe altri fortissimi risparmi, utilizzabili per la costruzione di diversi km di linee esterne. Le linee metropolitane, oltre ad essere molto più costose, distruggono ed inquinano il sottosuolo, estinguono le falde acquifere, destabilizzano delicati equilibri, costringendoci tralaltro a viaggiare sottoterra, il modo peggiore per godere del territorio che stiamo percorrendo. E’ indubbio infatti, che gli spostamenti in metropolitana annullino il fascino del viaggio.

Per fare due conti, con una somma equivalente a quella utilizzata per una trentina di km di metro C, si sarebbero potuti realizzare migliaia di km di linee esterne su cavo.

prenestina

Montaggio prenestina

Le fonti rinnovabili

La produzione di energia da risorse rinnovabili, grazie all’installazione di impianti solari ed eolici sugli edifici di ogni città, oltre a soddisfare totalmente il fabbisogno energetico, offrirebbe nuovi e notevoli vantaggi . Decentralizzando la produzione, si ridurrebbe notevolmente anche il rischio di blackout dovuto al malfunzionamento di una centrale. Mi spiego meglio. La produzione di energia centralizzata fa si che all’insorgere di un guasto in una centrale, interi quartieri o città potrebbero restare al buio per un certo lasso di tempo. Decentralizzare la produzione di energia creando di fatto una rete di piccole centrali, risolverebbe invece questo problema. Anche in caso di disastro naturale, possibili danni alle centrali più piccole non sarebbero causa di gravi disagi, in quanto tutte le altre collaborerebbero per mantenere attive le utenze elettriche ed il fabbisogno minimo di energia.

Numerosi posti di lavoro verrebbero creati nominando un manutentore per ogni edificio o per gruppi di edifici, allo scopo di assicurare l’efficienza degli impianti nonchè la loro manutenzione.

I rifiuti

Per risolvere il problema dei rifiuti, come gli esperti insegnano, bisognerebbe cominciare a produrne il meno possibile o addirittura annullarne la produzione. Unica eccezione può essere fatta per i rifiuti organici, che trasformati in compost, potrebbero essere semplicemente distribuiti sui terreni finalmente liberati dall’asfalto.

Il sistema è semplice: rendere obbligatorio l’utilizzo di contenitori personali riconducibili al proprietario attraverso codici univoci. Montando questi contenitori diversificati per prodotto, su semplici carrelli della spesa, posso recarmi al supermercato e riempirli a mio piacimento. Sfruttare i diversi compartimenti significherebbe creare appositi contenitori per il latte, l’acqua, la carne, i formaggi, la pasta, i detersivi, il dentifricio…

Per tutti i prodotti per cui è inevitabile produrre plastica, come il rasoio o lo spazzolino, sarebbe già sufficiente rendere obbligatorio lo smaltimento di singole componenti, come la testa dello spazzolino o la lama del rasoio, cosa che del resto non rappresenterebbe del tutto una novità.

Inoltre dovrebbero essere ammessi solo detersivi al 100% biodegradabili, eliminando la produzione di qualsiasi prodotto chimico dannoso, tipo varecchina ed acido muriatico, se non per usi che li rendano assolutamente insostituibili.

Con interventi mirati, in pochi anni il volume di rifiuti verrebbe ridotto considerevolmente, al pari delle isole di plastica nel pacifico, grandi come continenti galleggianti.

Gli elettrodomestici ed i mobili dovrebbero essere pensati e costruiti per durare moltissimi anni, mentre ditte specializzate dovrebbero occuparsi dello smaltimento e del riciclo.

Orti cittadini regolamentati ed autogestiti, potrebbero fornire gli ortaggi e la frutta a km 0.

Ci sarebbe lavoro per tutti, con una distribuzione della ricchezza decisamente più equa, ma soprattutto smetteremmo di distruggere la nostra amata madre terra.

Massimo Vagnoni