Criogenetics
La collina della Criogenetics è un iceberg.
La sua punta è il palazzo a vetri che scintilla contro il sole e sotto, nelle sue cavità, i corridoi si snodano in profondità, livello dopo livello, intorno alle camere di conservazione. È come una gigantesca piramide egizia, al cui interno centinaia di esseri umani aspettano, come faraoni nelle loro tombe, il momento in cui si riaffacceranno alla vita.
La divinità cui si sono affidati per essere risvegliati dalla morte è una divinità fatta di tempo, di tempo e di fede nelle possibilità dell’uomo, nella sua scienza, nella tecnologia che promette salvezza.
I corpi, a volte solo parti di essi, giacciono chiusi in camere tenute a temperature bassissime dove ogni cellula rimane pietrificata e immobile come una promessa. Molti dei rimedi alle malattie che affliggevano gran parte di quelli che si sono sottoposti al trattamento esistono ormai da tempo. Molti di loro potrebbero essere curati, eppure nulla si è mai mosso fino ad oggi. Quello che mancava, la soluzione che tutti aspettavano, era trovare il modo di far uscire gli ospiti dal loro sonno criogenico. Senza questa chiave capace di aprire le porte dei loro corpi nulla sarebbe stato possibile.
Reiki era affetta da una forma allora incurabile di tumore. I suoi genitori avevano atteso il momento della sua morte e affidato il suo corpicino agli operatori della società criogenetica. Sarà la prima a essere risvegliata. Sarà la prima a percorrere a ritroso il cammino vita-morte, a tornare alla luce dopo essere stata ingoiata dal vuoto. Il trattamento di rivivificazione inversa della Criogenetics è stato testato su animali di ogni tipo e il suo successo è certo. I test hanno appurato che il bagaglio di informazioni primarie rimane intatto, che un cane si comporta da cane dopotutto, che sa mangiare ed evita istintivamente il fuoco, che defeca e urina seguendo protocolli comportamentali conclamati nella sua specie, ma non è stato possibile comprendere nulla rispetto al linguaggio e all’interpretazione. Nulla rispetto all’uomo e alla cosiddetta coscienza. Nulla rispetto all’identità, alla personalità. Si è supposto che le informazioni che il cervello dei pazienti conteneva potessero essere conservate, fissate nella configurazione neuronale e sinaptica, nelle strutture nervose, e nelle attitudini circuitali dei processi biochimici. Si è creduto che si sarebbe riportato in vita lo stesso individuo che era stato sottoposto al sonno criogenico. Ma di questo non si ancora nulla. Nessuno conosce la risposta che si avrà quando la piccola Reiki sarà estratta da quella che alla Criogenetics definiscono la zona limbica. Una dimensione neutra, incolore, dove le categorie morte/vita non sono applicabili in senso stretto. Accadrà, sta accadendo, che il sangue di Reiki venga reimmesso nel suo corpo. Nessuno degli ospiti, nessun essere animale può venire criogenato con il proprio sangue. Il sangue va aspirato e sostituito con un siero capace di impedire il formarsi di cristalli di ghiaccio e l’aumento di volume insiti nel processo di vetrizzazione cellulare. Il sangue va conservato a parte, in blocchi cubici da quattro chilogrammi, in condizioni di mantenimento differenti da quelle del resto del corpo. E i blocchi ora sono pronti a sciogliersi per sostituire il siero di mantenimento nel corpo di Reiki.
Ci sarà, esisterà un momento, un preciso momento, in cui Reiki tornerà in vita. Lo si è visto con le sperimentazioni animali. Si passa la linea e la vita torna a fluire, i processi fisiologici tornano a funzionare e poi la luce attraversa le pupille del risvegliato, si trasforma in impulso nervoso, e accende le funzioni, come il tornare dell’elettricità in una grande metropoli dopo un black out notturno.
Il mondo attende inconsapevole l’avverarsi di un sogno, questa vittoria sulla morte da sempre inseguita, e ora la Criogenetics offre una prima possibilità, un primo barlume di speranza nella realizzazione di quel sogno. Solo Anton Ravel non vive questo momento come un momento di speranza. Il filosofo lituano sta scendendo lungo lo scosceso sentiero che porta dal monastero nepalese Insuisha al campo base, 3.100 metri di dislivello più in basso. Porta con sé la copia del libro che ha studiato negli ultimi venticinque anni. È inutile qui raccontare cosa siano stati per lui quei venticinque anni. Ma vale la pena dire che incappò nel libro per caso e che procedette intuizione dopo intuizione verso la soluzione che ora porta allegata alle copie di alcuni passaggi del testo sacro. Non potendo portare con sé il testo ha dovuto prelevare periodicamente porzioni di dati per controllarli e incrociarli con ogni studio effettuato scientificamente nel mondo sul rapporto tra realtà e pensiero umano. Ora i suoi piedi avanzano stancamente attraverso le discese sassose che lo condurranno al campo base 3, un campo di alpinisti dove esiste una connessione internet capace di metterlo in contatto con l’unica persona che lo ha appoggiato nella sua ricerca, al centro EMTA per la sicurezza globale di Berlino. Se le informazioni che Anton Ravel porta con sè riusciranno a essere trasmesse per tempo l’EMTA avrà la facoltà di bloccare il risveglio della piccola Reiki. Il fatto nella sua sintesi è semplice. Il Libro dice che nessun uomo potrà pensare il niente. Nessuna mente umana sarà capace di farlo, perché la condizione umana, la configurazione della natura mentale ha questo come limite, come sistema di protezione. Ma per Reiki non sarà così. Il suo cervello, come per ogni altro essere umano, sarà un cervello formatosi con il pensiero, atto a lasciarlo svolgere, capace di produrre quello che viene chiamata Mente, ma le speranze nel ripristino dei contenuti di quella mente, le ipotesi che Reiki possa tornare alla vita con la propria mente e i contenuti che vi erano associati, generati dalle sue esperienze e dai processi di apprendimento, non sono alte e se il riportarla in vita dovesse produrre un fallimento in tal senso, Reiki avrebbe una mente senza contenuti, una mente capace di contenere e pensare il niente. Il Libro dichiara, e ora Ravel lo sa con indiscussa certezza, che la realtà del mondo sia un’illusione, tenuta insieme dalle menti degli uomini. Il Libro chiama questa realtà “la sacra catena delle illusioni” e dice che se anche un solo anello si spezzasse, se anche un solo essere che compone la catena dovesse interromperla concependo l’assenza di ogni fenomeno, allora la catena delle illusioni si scioglierebbe e il Mondo scomparirebbe, almeno nella forma che noi conosciamo. Il Libro non dice nulla nulla di questa rivelazione. Non racconta lo sciogliersi delle illusioni e la realtà ultima che dietro di loro potrebbe emergere, dichiara solamente che quell’attimo sarà un bagliore, come fosse l’ultimo bagliore di una stella morente, capace di portare con sé solo meraviglia. E noi, ora, ognuno di noi, è lì, sul crinale che divide il mondo dal nulla, sulla cuspide di un’era di meraviglie, di qualunque meraviglia si tratti, appesi al filo sottile della conoscenza che un uomo e una ragazzina portano, in quest’infinito istante, con sé.
di Luigi Saravo