I nuovi processori M1 di Apple raccontati da Eugenio Saravo
I nuovi processori M1 di Apple vengono raccontati in un’intervista a Eugenio Saravo filmmaker ed esperto in tecnologie digitali.
Eugenio, eccoci qui a parlare dei nuovi processori M1 di Apple. Apple li ha montati su tutta la nuova gamma Mac. Che tipo di processori sono?
Sono dei processori basati su tecnologia Arm capaci di abbassare i consumi energetici e aumentare la performance. Lo fanno dividendo il processore in due parti: quattro core ad alte prestazioni e quattro core a basse prestazioni. I quattro core a basse prestazioni consumano meno e vengono usati per navigare sul web, editare documenti di testo e altre cose che non richiedono grandi processi di calcolo, mentre i quattro core più potenti consumano di più, ma vengono utilizzati solo quando necessari, quando si fa un editing foto, quando si montano dei video, o si lavora in Autocad per esempio. Questo modello di gestione negli M1 riesce ad avere un minor consumo e più performance anche attraverso un’ottimizzazione dell’hardware combinato al software, il che significa che il sistema operativo è pensato per sfruttare al meglio la divisione interna del processore.
Questo ha anche a che fare con l’emissione di calore?
Sì. I nuovi processori M1 di Apple e, in generale l’architettura Arm rispetto all’architettura X86 di Intel, sono più efficienti e questo si ripercuote sul fatto che producono meno calore e consumano meno energia. L’architettura Arm offre anche altri vantaggi come la la rapidità del sistema di sveglia del processore quando è a riposo. Quando apriamo lo schermo del computer il processore Arm è capace di accendersi immediatamente ed essere subito funzionante al 100%, mentre sugli X86 non funziona così. Negli X86 l’accensione del computer ha un ritardo perché per risparmiare energia il processore viene spento quando non ce n’è bisogno, mentre il processore Arm, dato che è ottimizzato per sfruttare il minimo indispensabile di energia anche quando è a riposo, non si deve mai completamente disattivare ed è quindi capace di riattivarsi in maniera più rapida.
Da dove vengono i processori Arm?
Arm è una società inglese che ha sviluppato questa architettura e attraverso degli accordi la fornisce a Qualcomm, Mediatek, Nvidia e così via. Però, di fatto, Arm non produce nulla in termini di hardware. Recentemente Arm è stata acquisita da Nvidia mantenendo però la medesima direzione operativa. Nvidia la userà principalmente per migliorare i propri prodotti perché anche lei produce processori Arm.
Apple da quando utilizza i processori Arm?
Dal primo iPhone. Quello per iPhone è stato il primo processore Arm prodotto e disegnato da Apple. Da lì in poi hanno applicato questa tecnologia a tutti gli iPhone e gli iPad. Dato, poi, che negli ultimi anni i processori top di gamma che si trovano soprattutto negli hyper-pro erano arrivati a un punto in cui erano comparabili ai desktop Apple aveva promosso quest’idea dell’iPad che poteva andare a sostituire il computer e non essere solo un tablet proprio per tutta questa potenza che offrivano i processioni. È da qui che prende forma il salto che hanno appena fatto, da questo processo di crescita e innovazione gestita in casa relativamente all’architettura Arm. A questo si aggiunge il fatto che in concomitanza all’avanzamento tecnologico non da poco relativo agli Arm si stavano facendo avanti alcuni problemi relativi a Intel. Negli ultimi anni, diciamo negli ultimi cinque sei anni, Intel ha avuto grossi problemi d’innovazione. Non sono riusciti a portare, come facevano prima, grandi miglioramenti da una generazione di processori a un’altra. Questo ha spinto Apple, forte della sua ricerca tecnologica su Arm, a trovare nuove soluzioni, a portare la ricerca a un punto in cui valeva la pena fare fare questo cambio. Apple, ovviamente, trae tantissimi vantaggi da questo passaggio. Prima di tutto in termini di profitto perché non acquisteranno più i processori da Intel ma li produrranno in casa. E poi perché la produzione in casa dei processori gli consentirà di ottimizzare in senso nuovo l’integrazione tra hardware e software. Mentre prima, con Intel, Apple prendeva il proprio software e lo ottimizzava per i processori che andava ad acquistare, adesso può fare entrambe le cose insieme. Può prendere il proprio software ottimizzandolo per il processore e ottimizzare il proprio processore per software. Questo gli permette di migliorare le prestazioni, di poter lanciare, ad esempio, un’applicazione in modo più veloce o migliorare la rapidità dell’applicazione stessa e il tutto utilizzando meno potenza. Infine Apple non dovrà aspettare più nessuno. Prima se Intel aveva un problema con sviluppo o produzione questo ricadeva su di loro e nel tempo per Apple questo è stato un problema non indifferente. Con tutti i sui portatili per esempio, in forme diverse, negli ultimi due tre anni, Apple ha avuto dei grossi problemi riguardo i sistemi di raffreddamento. In alcune configurazioni sia il MacBook Air che il MacBook Pro non riuscivano a sfruttare appieno i processori perché producevano troppo calore e lo chassis non era fatto per dissipare tutto quel calore, non era stato proprio progettato per dissipare tutto quel calore e oltretutto si incappava in questo problema senza ottenere dei grossi passi avanti in termini di performance. Quindi alla Apple erano in una posizione un po’ difficile come lo sono tutte le case che dipendono da altri. Ora con i loro processori non hanno più questi problemi perché possono, sicuramente già da adesso, aver pronte le prossime tre, quattro, forse cinque architetture e di conseguenza avere già un’idea abbastanza chiara di come sarà il MacBook Air tra 4 anni.
E i processori Arm al di fuori dell’ecosistema Apple?
I processori Arm sono usati su tutti i dispositivi Android. Quindi si parla di smartphone, tablet e Smart TV. Sono prodotti da varie compagnie. Sicuramente Qualcomm è la casa che produce i processori più distribuiti coni suoi Snap Dragon. I processori Arm si trovano su console da gioco come la Nintendo Switch che ha al suo interno un processore Nvidia Arm. Ma viaggiano su Arm anche alcuni server. E recentemente Amazon con la sua infrastruttura Web Amazon Web Services, su cui gira Netflix, su cui girano tutti i servizi Amazon, su cui gira Reddit, Spotify, e alcuni dei loro Data Center, utilizza Arm con processori sviluppati in casa. Questo dimostra che Arm è molto molto versatile, molto efficiente e per questo sta prendendo piede un po’ in tutti i settori.
Tornando agli M1 che Apple ha montato su tutti i nuovi hardware. Il fatto che l’architettura Arm sia presente sia nei desktop che negli smartphone influisce sulle app?
Sì, influisce molto sulle app perché tutte le App scritte per Intel, quindi per X86 non girano nativamente su Arm e hanno bisogno di essere virtualizzate. In parole povere il sistema operativo deve virtualizzare una macchina X86 su cui far girare le applicazioni scritte per internet. Questo lo fa molto bene Apple che ha sviluppato un sistema chiamato Rosetta come la stele famosa. Ecco, Rosetta è un sistema di virtualizzazione molto efficiente, molto sofisticato, che dovrebbe dare quasi la stessa performance rispetto a un sistema nativo X86. In parallelo Apple ha sviluppato una versione di tutti i suoi software sia consumer che professionali nativi per Arm. Quindi Safari è nativo, la mail è nativa, tutta la suite Office di Apple è nativa, Final Cut è nativo, GarageBand nativo, Logic nativo, iMovie. Tutte le app di Apple esistono già in versione Arm e piano piano sicuramente tutti i grandi sviluppatori svilupperanno per Arm perché si è aperto un enorme mercato. Il MacBook Air, che adesso si può solo comprare in versione Arm, è il computer più venduto da Apple quindi certamente siamo di fronte all’aprirsi di questo grande mercato che porterà, via via, tutti a sviluppare per Arm. Adobe ha già annunciato che una versione di Lightroom, programma di editing foto con una grande utenza, sarà già disponibile in versione Arm entro la fine del 2020. Photoshop ad inizio del 2021. Sono esempi, sintomi, che c’è molto interesse da parte dei grandi sviluppatori.
Quindi questa scelta degli M1 da parte di Apple cambierà il panorama commerciale?
Sì, perché sicuramente una volta che verrà introdotta alla massa questa tecnologia ci sarà un interesse da parte di tutti a voler partecipare. Microsoft ha già pronta, da anni ormai, una versione di Windows che gira su Arm, scritta per Arm, ottimizzata per Arm. Hanno persino fatto un prodotto hardware con Arm a fine 2019 inizio 2020: un Surface Arm 100%. Il problema è stato che Microsoft non ha sviluppato un sistema di virtualizzazione così elaborato come Apple quindi la sua versione non ha mai preso piede dal momento che non c’erano, come non ci sono, applicazioni native per Arm e mancava un sistema realmente valido per visualizzare. Microsoft ha alcune soluzioni, ma non sono valide come quella di Apple. Nonostante questo la versione Windows esiste, è aggiornata ed è pronta. Esistono anche dei processori sviluppati da Qualcomm specificamente per i computer quindi le basi esistono e sicuramente questo darà uno stimolo al tutta l’industria per spostarsi verso Arm.
E in tutto questo Intel che fine fa?
È in una posizione molto complicata perché, per vari motivi, non sviluppa processori Arm. Sicuramente continuerà ad esserci perché Intel fa anche altre cose a parte i processori. Fa schede wireless, sistemi di memoria solida, sistemi di networking per gli smartphone, quindi moduli 5G e 4G. Fanno tantissime cose però, sicuramente, Intel nel settore dei processori è a rischio perché da una parte tutta l’industria in tutti i suoi microsettori si sta spostando verso Arm e dall’altra parte ha anche una forte concorrenza sugli X86. Infatti per la prima volta dopo tantissimi anni, più di un decennio, ha una reale concorrenza da parte di AMD sugli X86. Non sono in una posizione facile, ma allo stesso tempo sicuramente non scomparirà.
Va bene, Eugenio. Grazie del tuo contibuto.
Grazie a voi.
La redazione
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