In Italia l’informazione geografica non è Open

L’informazione geografica è ormai diventata parte della comunicazione e della vita del cittadino, che la associa ad ogni contenuto e a tutte le ricerche di informazioni riguardanti un territorio. Anche le PA dovrebbero rendere aperti i propri dati, per aiutare l’Italia a diventare davvero SMART. Ma la strada è ancora lunga.

L’organizzazione delle informazioni geografiche riguardanti un territorio, è un punto di partenza cruciale per promuoverne l’offerta di beni e servizi ma soprattutto, per garantire la connettività di tutte le aree e una maggiore sicurezza dei cittadini. Ma cosa succederebbe se tutti potessimo accedere, tramite una mappa, alle informazioni sul consumo del suolo, sul rischio idrogeologico e alla storia e le caratteristiche degli edifici su di essa collocati?
Probabilmente eviteremmo di comprare case costruite in aree ad alto rischio, anche i Comuni più virtuosi dovrebbero rivedere le loro disposizioni in merito di edilizia e i dati geografici aperti spalancherebbero nuove prospettive di analisi e studio.

Tuttavia in Italia la PA rimane chiusa alla condivisione, legata ai vecchi sistemi o restia a condividere i risultati dell’utilizzo di nuovi. In alcune Regioni, poi, si continuano a tagliare i fondi sull’informazione geografica, e il Presidente dell’Associazione OpenGeoData Italia Giovanni Biallo, in occasione del congresso Geographical Information System: i dati geografici come asset per lo sviluppo dei territori dipinge una situazione desolante:

“nonostante il ruolo fondamentale della geoinformazione indicato anche nel Piano di azione dell’Unione Europea per l’e-Gov 2016–2020,in Italia siamo decisamente indietro. I tre Istituti geografici militari e il catasto non lavorano con gli Open Data, le Regioni inoltre continuano a tagliare i fondi riguardanti a sostegno dei dati geografici per lo sviluppo dei territori.”

Insomma, se non esistesse OpenStreetMap, in Italia anche gli addetti ai lavori avrebbero serie difficoltà a reperire informazioni per la sicurezza e la gestione del territorio:

“A livello nazionale non esiste una informazione pubblica, aperta e completa come Open street map, quando le PA renderanno pubblici i propri dati, saranno le comunità del territorio a migliorarli. Viceversa, grazie alla trasparenza dei dati, si potrebbero tenere sotto controllo fenomeni catastrofici legati agli eventi atmosferici e all’edilizia.”

Michele Munafò, Responsabile ISPRA del monitoraggio del consumo del suolo in Italia è categorico, e indica una strada per la fruibilità e la partecipazione attiva delle comunità che al momento appare irraggiungibile, nel nostro Paese:

“è fondamentale che i dati non vengano solo rilasciati ma soprattutto integrati, per diventare davvero fruibili, in questo modo le community di cittadini potrebbero contribuire attivamente al lavoro della PA con mappature e informazioni sempre più precise”

Virginia Marchione