La salute passa per Google
Non significa che ci ammaleremo per colpa di Google, ma che presto Big G risponderà anche alle nostre domande sulle malattie più comuni. Basterà digitare i sintomi.
La salute è al centro dell’attenzione di tutti, la conferma è nei nostri click: l’1% delle ricerche su Google è dedicato alle malattie, un dato che equivale a milioni di query se si pensa che Big G detiene il 90% della fetta delle ricerche online.
Quante volte ci hanno sconsigliato di cercare online le risposte ai nostri malanni, per evitare di ricevere dalla rete un quadro della situazione più grave di quello reale?
Quante volte una fitta passeggera, con le nostre auto-diagnosi formulate saltando da un link all’altro, si è trasformata in un possibile principio d’infezione mortale con l’amputazione come unica via d’uscita?
Come sempre Big G, che tutto sa grazie ai milioni di dati di cui lo nutriamo, ha anticipato i tempi della Sanità mettendo a punto un servizio che fornisce all’utente informazioni sulle sue patologie.
L’obiettivo non è quello di sostituire il medico né di dare un consiglio di natura medica ma è quello di offrire un’informazione, nello specifico dati pertinenti, da Mountain View infatti non mancano di precisare che i casi possono variare da persona a persona e che consultare un medico è sempre la scelta migliore.
Attraverso la ricerca, Google mette in relazione le informazioni utilizzando una nuova tecnologia per la ricerca semantica, Knowkledge Graph, comunicando sintomi tipici, trattamenti e i dettagli sulle patologie. Per migliorare le liste che verranno mostrate nei risultati, ha collaborato con un team di medici per rivedere i sintomi individuali e creare un campione rappresentativo delle ricerche.
La salute in rete, in Italia
In Italia il medico resta il riferimento principale e il web ha un ruolo fondamentale: si classifica come seconda scelta, con il 74% delle ricerche finalizzata a trovare in rete una prima risposta ai sintomi. Questo è quanto emerge da un confronto tra studiosi dell’Università, Istituto Superiore di Sanità e Aifa che ha evidenziato la necessità di un portale dedicato alla salute flessibile, professionale e adatto a dialogare con i cittadini. Un modello avanzato simile all’inglese Nsh Choices, ma la metà dei professionisti e dei pazienti nostrani pensa che le tecnologie connesse porterebbero ad un aumento dei costi della sanità.
Gli ipocondriaci nostrani, insomma, dovranno aspettare ancora per avere uno strumento istituzionale a disposizione delle loro ossessioni e per adesso neanche Dottor G potrà venire in loro aiuto: il servizio di Google verrà infatti inizialmente attivato solamente negli Usa.
V.M.