LIFE EXPLORER stagione 1 ep.5
Nel 2025 il progetto di piattaforma multimediale LIFE EXPLORER è pienamente operativo. Ora, ogni utente può connettersi ad un operatore della piattaforma e attraverso di lui esplorare luoghi e situazioni nel pianeta.
La cisti sebacea era posta sul gluteo sinistro in corrispondenza dell’ischio, posizione che se nei primi momenti del suo periodico infiammarsi permetteva a Toshiro Yamanouchi di sedersi in posizioni capaci di evitargli fastidiose compressioni in quella zona, col procedere dell’infiammazione lo costringeva dapprima ad assumere posture asimmetriche particolarmente scomode e poi a rendergli impossibile, nonostante l’accortezza di porre un cuscino sotto di sé, di restare seduto senza poter provare un vero e proprio dolore. A quanto lui potesse ricordare la cisti era sempre stata lì, e alternava lunghi periodi in fase dormiente a recidive di entità variabile che potevano spingersi al punto di far assumere a quell’alterazione del bulbo pilifero dimensioni impressionanti e relativi sintomi disturbanti, che compromettevano le sue ore lavorative passate obbligatoriamente in posizione seduta dal momento che Yamanouci esercitava la sua professione, appunto da seduto, davanti agli schermi dei computers. Yamanuochi nel tempo aveva anche tentato di risolvere il problema costruendosi postazioni di lavoro che gli permettessero di stare in piedi utilizzando alti tavolini dove posizionare monitor e tastiera e la cosa gli era spesso risultata possibile e risolutiva, anche se comportava poi altro genere di problemi, questa volta di carattere posturale, che oltre alla schiena coinvolgevano i suoi piedi e le sue gambe, ma lì, negli uffici della Life Explorer dove lavorava da più di un anno, tali soluzioni gli erano risultate impossibili perché, a meno che non avesse voluto acquistare tavoli adatti o costruirsene da sé negli uffici in cui lavorava nessun arredo si rendeva disponibile alle sue necessità. Così Toshiro Yamanuochi si ritrovava a sedere sul suo follicolo che in quel frangente aveva prodotto una ragguardevole mole di secrezioni imprigionate sotto uno spesso strato di pelle rigonfia e rossastra che da settimane non voleva saperne di regredire o muoversi verso uno sfogo esterno costringendolo a dolorose sedute che gli facevano apparire ogni dettaglio del suo lavoro solo un insopportabile tormento. L’effetto indotto più sorprendente della faccenda era che il lavoro di Yamanouchi procedeva con una velocità esecutiva fuori dalla norma e questo perché l’istinto ad alzarsi dalla sua postazione, istinto divenuto ormai pulsione inconscia, gli suggeriva costantemente di chiudere il più rapidamente possibile i vari step del lavoro, come se farlo potesse consentirgli di staccare il culo dalla sedia, quando in realtà non era che una soluzione che conduceva al passaggio successivo che avrebbe nuovamente portato Yamanouchi al passaggio ancora successivo, così proseguendo per le numerose ore che lo impegnavano nell’analisi dei dati e nelle trascrizioni di programma che la sua mansione richiedeva. Ora, a causa della sua inquietudine e del dolore, la cosa che si ritrovava per le mani quel pomeriggio mentre lavorava alla tastiera gli sembrava essere una tra le più gratuite e inutili forme della vanità umana, anzi tra le più gratuite e crudeli che gli fossero capitate sottomano da quando era stato assunto alla Life Explorer ed era deciso a dichiararlo senza mezzi termini ai suoi superiori anche a costo di perdere il posto, cosa che alla lettera per lui adesso significava liberarsi dal dolore. Perchè spiare e frugare nelle vite altrui attraverso il monitoraggio dei contatti tra utenti e operatori già era una cosa disdicevole ma entrare dritti nel loro cervello attraverso messaggi subliminali e sperimentare e valutare gli effetti di queste incursioni, per ragioni che lui poteva intuire facessero capo al controllo e alla gestione delle menti, era una cosa da far accapponare la pelle. Yamanouchi sapeva che ogni sperimentazione delle possibilità del sistema Life Explorer era frutto delle stravaganti idee del signore italiano che l’aveva ideato, ma credeva che l’assecondare da parte del CEO e del consiglio d’amministrazione ogni bislacca intuizione dell’italiano, anche quando diventava, come in questo caso, un’idea criminale, fosse passare la misura, spingersi troppo oltre, diventare degli irresponsabili che affidano le loro risorse ai deliri partoriti dalla mente di un tizio che, come lui sapeva, passava il tempo a sollazzarsi in qualche località della costa spagnola. In particolare Yamanouchi trovava violento e irresponsabile l’entrare nelle menti degli altri con arbitrarie immagini saltate fuori da qualche fumetto amato dall’italiano, per il puro piacere di farlo. Infatti l’immagine che Yamanouchi si era trovato a dover trasmettere per una frazione di secondo e in contemporanea sul monitor del computer della ragazza islandese e nel piccolo monitor integrato alla lente sinistra degli occhiali-camera del surfista australiano, era chiaramente l’immagine di un qualche fumetto, probabilmente della Marvel Comics (casa editrice che anche Yamanuouchi aveva felicemente frequentato nella sua adolescenza), che rappresentava una vignetta, probabilmente tratta dalla saga de “Gli inumani”, dove un uomo e una donna o forse due uomini (cosa difficile da definire quando si trattava della saga de “Gli inumani”) volteggiavano in bianchi cieli di qualche universo a cieli bianchi, con un’attitudine simile a quella che negli affreschi della Cappella Sistina hanno Dio e Adamo il momento in cui si scambiano il saluto con gli indici delle loro mani. Ma la cosa più penosa che Yamanouchi rilevava, era vedere come i due partecipanti al Progetto Sinergia avessero interpretato la fulminea incursione dell’universo Marvel declinato nella saga “Gli Inumani” nelle loro menti, cosa che risultava evidente dalla lettura della trascrizione del loro dialogo verbale intercorso tra i due dopo la visione, e che nutriva in Yamanouchi un pungente risentimento contro coloro che, senza nessuno scrupolo, avevano giocato a salta-nella-mente-di-un-amico non tenendo in alcuna considerazione la loro dignità e soprattutto la loro sensibilità che, com’era evidente dal loro dialogo, si mostrava delicata e incline a considerare la possibile esistenza di un mondo più vasto di quello in cui ognuno si ritrova a vivere. Spinto da questi sentimenti e considerazioni, e naturalmente dalla pressione interna derivante dalla compressione del suo gluteo sinistro sulla sedia, Yamanouchi avrebbe voluto far qualcosa per le innocenti vittime, sarebbe voluto intervenire in loro difesa, contro quell’atteggiamento da scienziati annoiati che fanno la prima cosa che gli salta in mente, così, tanto per vedere che effetto abbia sulle loro cavie.
Forse senza la sua cisti sebacea Yamanuochi non avrebbe fatto nulla, forse si sarebbe limitato a qualche commento tra sé e sé, ma ogni uomo in fondo è il frutto di eventi casuali, incidentali, e stupide circostanze, nonostante cerchi sempre e con tutte le sue forze di rappresentarsi all’interno un complesso sistema motivazionale ed etico, e così Yamanouchi e la sua cisti sebacea decisero di intervenire e dal momento che i due ignari giovani avevano letto nell’effetto del bieco esperimento un segno di forze trascendenti che gli mostravano la reale configurazione del loro rapporto astrale (cosa che Yamanouchi trovava bellissima tra l’altro), il Nostro decise di dedicare risorse e tempo alla concretizzazione di quel rapporto con il fermo proposito che i due, attraverso quello che sarebbe stato il suo lavoro, avrebbero dovuto buttare via occhialetti, monitor, e qualunque ammennicolo li legasse alla Life Explorer, e si sarebbero dovuti incontrare di persona, lasciando che quell’incontro prendesse poi la direzione che solo loro avrebbero scelto d’intraprendere. Così Yamanouchi, rapito dall’idea di poter diventare il fautore di quell’incontro, riuscì a dimenticare completamente ogni fastidio proveniente dal suo gluteo e buttò giù, a mente, un piano che prevedeva pochi ma importanti punti: elaborare un virus capace di eludere antivirus anche di media entità, inviarlo tramite mail, magari attraverso una foto, ai due, e attraverso il virus intraprendere la non facile manovra che gli avrebbe permesso di connettersi da remoto ai loro computers. A questo punto avrebbe avuto modo di manipolare contenuti, messaggi, posta, e ogni altro aspetto della loro vita in rete, influenzandoli con suggestioni e richiami che avrebbe fatto comparire ad arte in varie circostanze, fino a indurre nei due l’idea dell’ineluttabilità di un loro incontro.
Luigi Saravo