LIFE EXPLORER stagione 1 ep.6
Nel 2025 il progetto di piattaforma multimediale LIFE EXPLORER è pienamente operativo. Ora, ogni utente può connettersi ad un operatore della piattaforma e attraverso di lui esplorare luoghi e situazioni nel pianeta.
Leila guarda il poster alle sue spalle, nella sua camera, facendo ruotare la sedia a rotelle su se stessa, osserva un momento la locandina del primo episodio della trilogia del ’77, dettaglio: Principessa Leila Organa: è appoggiata con un ginocchio a terra, ha un folgoratore in mano che punta verso il basso, l’altra mano sul fianco, il vestito, probabile seta galattica, bianco, svolazzante, due tette notevoli, ma soprattutto due gambe toniche, scultoree, muscolose, insomma assolutamente incompatibili con le sue che giacciono inerti sulla sedia a rotelle. Dietro la principessa Leila Organa, sempre nel medesimo poster Luke Skywalker: alto, biondo, muscoloso, anche lui vestito dello stesso bianco probabile seta galattica, col possente petto scoperto per di più abbronzato, praticamente identico, lì nel poster\locandina, a quel Luke, surfista australiano, in probabile arrivo al Tjornin, davanti al palazzo comunale-riva lago per potersi incontrare, alla fine con lei. La frustrazione sale, Leila prende un bel respiro e ruota di nuovo la sedia a rotelle dirigendosi alla porta, la apre, esce in corridoio, si dirige verso il bagno chiedendosi come abbia fatto ad accettare, anzi a nutrire e sostenere, se non addirittura a proporre, come solo ora si rende conto d’aver fatto, quell’incontro, quel fatto assolutamente irrazionale, irragionevole frutto di situazioni che le sono indubbiamente sfuggite di mano, lei, proprio lei, così serenamente rassegnata alla mancanza d’amore, così definitivamente, irrimediabilmente, votata ad una vita spirituale stile Emily-Dickinson-versione-sub-artica-aggiornata e come lei (Dickinson) così ammalata d’amore, di desiderio, e di tutti i più funesti e dolci fantasmi da cui anima di donna possa essere rapita. Leila apre la porta del bagno, entra, sbatte la porta dietro di sé immaginando la sua testa posta tra l’anta e il battente, si rivolge allo specchio, guarda il suo viso, ha gli occhi lucidi, è bellissima, lei lo sa di essere bellissima, sa che nessuna donna la cui anima abbia vissuto nel gelo d’amore è mai stata così bella, e dopo quest’affermazione, estemporaneamente uscita da qualche oscura zona della sua mente, nell’attimo in cui posa nuovamente il suo sguardo contro la propria immagine riflessa nello specchio, si rende conto che è vero, sì, nessuna donna vissuta nel gelo d’amore è mai stata così bella e lei è così bella perché non vive più in quel gelo, perché lei ora è riscaldata da un amore, perché il suo corpo e la sua anima lo sono, perché lei è innamorata, stupidamente, irrimediabilmente, assurdamente, incoscientemente, innamorata, e non riesce a credere che questo sia potuto accadere, non riesce, ancor di più, a credere che lui tra poco sarà con lei, e questo, quest’ultimo dettaglio, affiora con la potenza di una megattera che spicchi il suo esplosivo volo fuori dalle acque, e la ricaduta del cetaceo la travolge, le arriva addosso con tutta la sua immane potenza e violenza, la schiaccia, l’annienta, e lei si sente soffocare, trema al pensiero che lui sarà con lei, trema e si sente soffocare e annientare come una povera stupida, perché in fondo è solo questo che è, è solo una povera stupida paralitica che si è messa in testa un’assurda fantasia, un’idea irrealizzabile, l’idea di poter essere amata, l’idea che possa essere desiderata. Si guarda ancora nel riflesso dello specchio, vede ancora il suo viso, ma questa volta è solo il viso di una stupida ragazzina con troppa fantasia, una stupida ragazzina con uno stupido nome e una stupida, inutile, vita. Pensa che vorrebbe fregarsene, pensa che vorrebbe solo prendere dall’incontro con Luke quello che c’è e ci sarà, che qualunque cosa possa succedere anche la più piccola e apparentemente insignificante sarà una benedizione, una sacra e santa benedizione dei suoi amati spiriti e folletti che le vogliono bene, eppure no, non ce la fa, sa che non può farcela, lo vorrebbe con tutte le sue forze, ma non ce la farà, lei lo sa. Vede i suoi occhi, lì nello specchio, diventare lucidi, e non prova nessuna compassione per sé stessa. In fondo a sè stessa lei sa che nessuno potrà mai provare amore per lei perché lei non si ama, lei non sa farlo, non ha mai saputo farlo, non ha mai imparato, o forse nessuno glielo ha mai insegnato, perché cose come queste si imparano e s’insegnano a quanto pare, e allora è facile, diventa tutto facile, quello che c’è da fare è semplice: non bisogna fare assolutamente niente, bisogna rimanere fermi, immobili, senza far niente, né adesso né mai, e quindi lei non scenderà in strada, non percorrerà quei due chilometri che la dividono dal Tjornin, proprio davanti al palazzo comunale, e se lui chiamerà, lei non risponderà, staccherà il telefono anzi, e si salverà da tutta quella incapacità di amarsi e di lasciarsi amare. Ecco, è tutto qui, è solo questo, è facile, facile da farsi e da pensare, e lei lo farà.
Luigi Saravo