LIFE EXPLORER stagione 2 ep.3

Nel 2025 il progetto di piattaforma multimediale LIFE EXPLORER è pienamente operativo. Ora, ogni utente può connettersi ad un operatore della piattaforma e attraverso di lui esplorare luoghi e situazioni nel pianeta.

“Ecco, Rod, bravo, sei stato proprio bravo, sei riuscito a fare una grandissima cazzata il tuo primo giorno di lavoro…” disse a se stesso Rod Sullivan, aspettando l’ascensore nella grande hall degli uffici della Life Explorer sulla quarantaduesima con l’immancabile skate Powell Peralta sottobraccio,. “Adesso oltre al licenziamento ti beccherai una bella denuncia, era proprio quello che ci voleva”. L’ascensore diede segno del suo arrivo facendo illuminare la spia verde alla parete quando Rod, percependo accanto a sé l’arrivo di un compagno di viaggio, si voltò. L’uomo che gli si fermò accanto era chiuso in un impeccabile abito blu, e Rod gli sorrise di uno di quei tremuli sorrisi di circostanza capaci solo a chi si senta in colpa verso il mondo e pensi che, per qualche singolare ragione, l’intero mondo sia a conoscenza delle sue malefatte. L’uomo rispose cortesemente al sorriso, le ante metalliche dell’ascensore si divaricarono accompagnate da uno squillante segnale acustico, e i due entrarono nell’abitacolo. Quando furono dentro Rod tentennò prima di pigiare il numero 22 sulla tastiera luminosa dell’ascensore e il suo compagno di viaggio sorrise ancora, prendendo una posizione da soldato all’ordine del riposo che stava a significare che i due fossero diretti al medesimo piano. Mentre Rod cercava di far passare il tempo del viaggio in compagnia del gentile sconosciuto guardando periodicamente l’ampia porzione di contro soffitto luminoso (questa dei viaggi in ascensore con sconosciuti era sempre per lui intollerabile, e oggi a causa delle stressanti circostanze sembrava essere ancor più intollerabile), l’uomo, spostando leggermente il peso avanti e indietro come in un lieve beccheggio e sorridendo ancora, fece passare il suo sguardo dagli occhi di Rod, momentaneamente discesi dal contro soffitto per esplorare con finta, disinvolta, vaghezza lo spazio attorno, alla tavola Powell Peralta che Rod imbracciava, e disse con voce complice: “tavola d’annata… complimenti…”. Rod sentì in quel momento aprirsi il proprio cuore. Sentì che, forse, il mondo, pur sapendo delle sue malefatte, non gli era poi del tutto ostile. Sentì che, in ogni caso, la naturale fratellanza tra skaters avrebbe sospeso ogni eventuale malevolo giudizio nell’insospettabile skater in formale abito blu che aveva accanto. Sentì che la sua ostinazione a scegliere tavole ormai fuori moda veniva, una volta tanto, premiata, e sorrise al suo nuovo, gentile, amico sotto le cui spoglie batteva un cuore come il suo. Rod, sospinto della piccola luce che il suo compagno di viaggio aveva saputo accendere in lui, arrivò persino a dirsi che la cazzata che aveva fatto, quel suo lasciarsi andare alla propria libido in compagnia della ragazza bionda, mostrava dei risvolti positivi, che aveva avuto modo di accedere a una sua irraggiungibile fantasia adolescenziale: intrattenersi in rapporti intimi con quella che poteva ben essere una delle irraggiungibili modelle stampate sulle copertine di Cosmopolitan che sua madre teneva ordinatamente impilate in soggiorno (o forse in cucina, si trovò a chiedersi), si disse che quello che era accaduto poteva anche essere una gran figata, che la ragazza bionda, di fatto, gli aveva regalato il miglior rapporto orale che lui avesse mai avuto, e che poi, in fondo, tutto quello che stava succedendo era solo un piccolo, insignificante, benché memorabile, frammento della sua vita. L’ascensore si aprì e Rod cedette il passo al suo compagno con un sorriso complice che fu subito ricambiato. L’uomo, a sua volta cedette il passo a Rod, e Rod, pensando che in fondo se lo meritasse, varcò per primo la soglia dell’ascensore dirigendosi con una certa dose di baldanza lungo il corridoio. Avanzava leggendo le varie targhette accanto alle porte a vetri chiuse cercando la stanza di tale signor Margotta, il responsabile della Life Explorer da cui era stato convocato, e sentiva, intanto, alle sue spalle i passi dello skater in completo blu che lo seguivano. Arrivò a leggere “Margotta” sulla targa di una delle stanze a metà del corridoio, si fermò, e vide lo skater in completo blu, che scavalcandolo, girò la maniglia della porta e aprendola gli si rivolse dicendo: “cercava me, suppongo”. Rod annuì stupito, e quello che era il suo nuovo amico tradì tutto quello che Rod era convinto fosse passato tra loro pronunciando un gelido “Lei deve essere il signor Sullivan, la prego, entri”. Rod entrò, il signor Margotta chiuse la porta dell’asettica stanza bianca munita solo di una scrivania su cui giaceva un PC e di due sedie, e passando oltre la scrivania si sedette indicando a Rod la sedia dall’altra parte.

“Lei sa del perché si trova qui?” chiese Margotta senza guardarlo e aprendo uno dei cassetti della scrivania da cui estrasse un plico che cominciò a percorrere con gli occhi .

“No…” mormorò Rod vedendo sfilare nella sua mente l’immagine della gogna di fattura tardomedioevale che era stampata sul suo libro di storia del sesto anno.

“Lei è qui per un colloquio con il nostro CEO”

“Bene…” sussurrò Rod pensando che dal momento che si erano scomodati i vertici dell’organizzazione mondiale della Life Explorer come minimo si trattava di una condanna al rogo.

“Deve avere un po’ di pazienza, signor Sullivan” disse poi Margotta staccando finalmente gli occhi dal plico e guardando il suo orologio. “Abbiamo ancora qualche minuto, ma la ringrazio per la puntualità”. Poi aprì il suo P.C. Asus Taichi 31, attivò la funzionalità specchio che mostrava su entrambi i lati dello schermo le medesime immagini, lasciò scorrere sul doppio display una selezione di foto e tacque, senza offrire col suo atteggiamento nessun varco a qualsiasi possibilità di intavolare una conversazione d’intrattenimento. A Rod non rimase che fissare le immagini che si avvicendavano sul P.C. e la sua mente, probabilmente per sovraccarico di tensione, fece scattare una modalità protezione e si staccò da ogni circostanza esterna che non fosse lo schermo su cui posava gli occhi. Lì scorrevano immagini probabilmente tutte collegabili al grande universo National Geographic e Rod fu grato al suo dio di dargli modo di trovarsi altrove. Un tramonto rosato adesso lo avvolgeva con la sua morbida luce, mentre in lontananza, lungo le nebbiose sponde del fiume, la luce si rifletteva in sfumature evanescenti che restituivano al paesaggio toni vagamente fiabeschi. Lì, in qualche sperduta regione del nord del mondo, dove la sera incipiente già mescolava gli sfumati contorni delle cose, Rod, in piedi sulla tolda dell’esile imbarcazione, si stupiva di tutta quella fatata, incomprensibile, bellezza, fino a quando in un battito di ciglia lo accoglieva la tagliente luce d’un paesaggio africano dove le gialle sterpaglie coprivano appena le teste delle antilopi chine a cercare il cibo sul terreno, e poco più in là i passi guardinghi d’una leonessa avanzavano in direzione dei delicati fianchi delle antilopi confondendosi tra gialli vegetali. Rod fu sospinto da un moto di tenerezza a guardare quelli che forse sarebbero stati gli ultimi momenti dell’antilope più piccina, e si ritrovò ad aprire la bocca nel tentativo di avvertire gli erbivori dell’imminente pericolo e incitarli alla fuga, ma l’uomo che adesso era diventato lo fece tacere, pensando a come quel momento sapesse racchiudere in sé l’intero mistero dell’esistenza, fatto d’una bellezza nutrita di fulgore ed orrore, di morte e vita che si specchiavano, gemelle, l’una nell’altra. Si era appena perso nella malinconica sensazione che quei pensieri avevano saputo regalargli quando si aprì davanti ai suoi occhi l’azzurro lucente degli eterni ghiacci artici che confondevano il suo sguardo facendolo perdere tra mare e cielo, immersi com’erano in splendenti bagliori. E così i minuti trascorrevano mentre Rod si smarriva e si ritrovava in un mondo che non smetteva di mostrarsi nella sua multiforme, insopprimibile, forza in puro stile National Geographic, fino a quando il tono, per lui quasi lancinante, della voce di Margotta lo estrasse a forza dai profondi recessi della sua mente per riportarlo nella stanza asettica da dove il suo viaggio era cominciato.

“Bene, signor Sullivan, ci colleghiamo con il CEO”. Margotta digitò sulla tastiera brevemente, e Rod vide comparire dopo alcune rapide schermate d’accesso il mezzobusto di una giovane donna.

“Signor Rod Sullivan, lei è la signora Caterina Morichini, nostro Ceo. Signora, il signor Rod Sullivan” disse Margotta con tono impassibile.

“Buongiorno Rod, posso chiamarti Rod?” disse il CEO con un evidente accento italiano.

“Certo…” Balbettò Rod.

“Bene, Rod, chiamami pure Caterina. Vorrei passare subito al sodo se non ti dispiace, vuoi?”

“Certo” ripeté Rod confuso, assolutamente confuso, dal repentino cambio d’atmosfera che la ragazza aveva portato. “Rod, voglio essere diretta con te. Io ho visto il file del tuo incontro con la ragazza nel suo appartamento. Abbiamo avuto una mail di protesta da una nostra utente di Parigi che si era collegata, dopo che eri stato lasciato da un precedente utente…”

“Sì…” disse Rod con un tono d’ammissione colpevole.

“Tra l’altro la circostanza è singolare, Rod, perché l’utente che era in linea con te prima della donna di Parigi è il presidente della Toike Corporation, che, come penso tu sappia, è la nostra partner nel progetto Life Explorer. Il signor Sasaki spesso segue le nuove reclute e quel giorno era con te in giro per New York. Pare che tu sia uno skater abbastanza in gamba Rod…”

“Sì…”

“Sì, a quanto ci dice il signor Margotta che ha visto anche il file della registrazione del tuo avvio di mattinata con Sasaki, parrebbe proprio di sì. Comunque, Rod, la ragione per cui sei qui è che quello che hai fatto, l’incidente diciamo… è in linea con una direzione che stiamo analizzando da un po’ di tempo. Mi segui Rod?”

“Certo…”

“Bene. Quello che vorremmo fare è aprire un settore per utenti che vogliano connettersi a nostri Experiencer mentre svolgono attività di carattere sessuale. Dovrebbe essere un inizio questo degli Experiencer, poi, se la cosa dovesse procedere come ci aspettiamo, attiveremmo analoghi servizi anche con gli Avatar, ci stiamo lavorando comunque… Non sappiamo dire ancore bene come andrà la cosa, ma credo che tu abbia capito Rod, non è così?”

“Sì…”

“Bene. Senti, Rod, tu pensi che potresti entrare nuovamente in contatto con la ragazza per nuovi incontri?”

“Penso di sì…”Rod cominciava a rianimarsi.

“Bene. La ragazza è consapevole e consenziente, questo è chiaro a tutti. Pensavamo di cominciare questo progetto con te, Rod, sempre che tu lo voglia. Se la ragazza poi dovesse crearci dei problemi troveremo altre modalità, ci stiamo lavorando, ma la cosa di reclutare partner disponibili non dovrebbe incontrare complicanze. Ovviamente Rod stai entrando in una sezione sperimentale della Life Explorer…” disse sorridendo Caterina rallentando la sillabazione “Saresti a tutti gli effetti uno della squadra, e naturalmente i tuoi compensi andrebbero largamente rivisti… e dovrai avere un coach che si prenderà cura delle tue necessità e sappia guidarti, ma vedrai che sarà un’esperienza interessante. Vuoi essere dei nostri, Rod?”

Qui stagione 2 ep.2

Luigi Saravo