Oltre la città intelligente

Non è tutto oro quello che è Smart City e dietro le innovazioni della futura città intelligente si potrebbero nascondere problemi di sicurezza, sia per i cittadini che per le aziende

Forse dobbiamo smetterla di pensare alla città intelligente come all’avvento di una rivoluzione che porterà solo vantaggi e ci renderà liberi e indipendenti purché connessi. Forse è il momento di riflettere e analizzare con approccio critico le sfide che queste innovazioni porteranno all’interno della città.

Non è la città, ma l’urbanizzazione a dover diventare intelligente.
Maarten Hajer.

Dal politico e urbanista olandese Maarten Hajer, curatore della Biennale di Rotterdam quest’anno intitolata Next Economy, arriva un messaggio che non lascia spazio a dubbi:

Città intelligente significa anche nuovi problemi, le città iperconnesse non risolveranno necessariamente quelli vecchi grazie alla tecnologia. Pensiamo alla privacy e ai radicali cambiamenti che dovremo affrontare per rendere queste tecnologie efficienti e poter gestire tutti i dati che ne deriveranno: siamo pronti a metabolizzare le conseguenze dell’innovazione?

Questi interrogativi, i primi di una lunga serie sul fenomeno Smart City posti da Hajer, potrebbero far pensare alla posizione di uno scettico, un nostalgico dei bei tempi andati che furono, ma in realtà non è così. Andando più a fondo, lo scetticismo di Hajer è rivolto soprattutto alle difficoltà di adeguamento sociale che potrebbero derivare da una ulteriore frammentazione della città e delle sue strutture, come conseguenza dell’Internet delle Cose.

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Nella retorica della Smart City si tende ad omettere i lati oscuri di questo processo, si affrontano solo alcuni aspetti dei rischi connessi agli ambiti di declinazione del concetto di sicurezza.

  • Sicurezza dei dati: i dati viaggeranno su più dispositivi, quando tutti gli oggetti saranno collegati, sincronizzando le password per passare da un device all’altro si creerà più di un’occasione ghiotta per qualsiasi attacco hacker;
  • Sicurezza delle aziende: l’uso dei dispositivi mobili verrà ulteriormente incentivato, l’accesso ai server aziendali da dispositivi mobile continuerà ad esporre i sistemi a nuove minacce, poichè gli hacker considerano i dispositivi mobili delle ottime basi per atterrare e sferrare attacchi alle reti (attacchi land and expand);
  • Sicurezza delle persone: se la rete connetterà nodi, che controllerà attraverso sensori e canali, dovrà farlo in maniera da coprire le esigenze di tutti. Purtroppo potrebbero restare zone grigie tra nodo e nodo, ed è in quei sottili impercettibili spazi che potrebbero sorgere problemi o peggiorare i problemi già esistenti, come l’emarginazione di alcune fasce più deboli o meno connesse a causa di problemi di natura sociale.

Se la metropoli del futuro -dinamica, efficiente e connessa- non riuscirà a trovare soluzioni davvero ecologiche, ad aprire all’inclusività e a generare benessere sociale e rispetto della privacy, le Smart City troveranno soluzioni a problemi pratici senza affrontare le questioni ancora irrisolte. Rimettere l’uomo al centro potrebbe essere una risposta.

Virginia Marchione