Parchi ed orti urbani: come stanno cambiando le città del ventesimo secolo
L’esigenza di creare parchi ed orti urbani nelle grandi metropoli, nasce dalla consapevolezza sempre più forte da parte della società, di aver preso definitivamente il sopravvento sulla natura.
Il numero delle città che scelgono di sottrarre spazi al cemento per ricavarne aree verdi, aumenta infatti di giorno in giorno proporzionalmente a tale assunzione di responsabilità, offrendo nuove prospettive di urbanizzazione e dunque nuovi scenari postmoderni per la popolazione mondiale. La funzione sociale di queste estese aree verdi cittadine (parchi ed orti urbani), non le classiche radure per intenderci, è profondamente cambiata nel corso degli anni: oltre alla possibilità di valorizzare il territorio restituendo dignità a zone degradate, include l’opportunità di migliorare concretamente la qualità della nostra quotidianità.
Orti urbani
Il tema della sostenibilità è uno dei punti cruciali in qualsiasi argomentazione che riguardi il futuro del pianeta. Perseverare con un atteggiamento negligente, mantenendo gli attuali standard di vita, è una possibilità ormai scongiurata dai più illuminati. L’orto urbano rappresenta la sfida dell’uomo all’avanzamento della cementificazione urbana, la voglia di ridimensionare il ruolo dell’ industria alimentare a favore della produzione indipendente. Solo in Italia, da quanto riporta Coldiretti, gli orti urbani sono cresciuti esponenzialmente nell’ultimo decennio con circa 21 milioni di cittadini che si cimentano nella coltivazione urbana outdoor, ossia all’interno dei confini metropolitani.
A Milano ad esempio, il Comune gestisce 25mila metri quadri di terreni sociali coltivati. Possiamo dedurne che sia gli orti urbani che i parchi, rispecchino un’ esigenza diffusa: il ritorno ad uno stile di vita più salutare.

Parchi urbani antichi e moderni
Ma cosa s’intende per parco urbano? L’urban park nell’accezione internazionalmente riconosciuta, è generalmente un’area ritagliata al tram tram cittadino. Vecchie strutture dismesse o se non ancora in disuso da riqualificare, vengono ingegnosamente utilizzate per riprodurre ambientazioni bucoliche in pieno centro. La natura in questo caso non è in netto contrasto con il paesaggio, bensì perfettamente integrata al suo interno, incapsulata tra i palazzi come in un’ampolla di vetro volta a preservarne la funzione benefica. La domanda che nasce spontanea a questo punto, riguarda il reale benessere che deriva dalla presenza di luoghi incontaminati ma circoscritti. Non essendo quantificabile in numeri, cercheremo di misurarlo insieme attraverso alcuni esempi.
Central Park – New York
E’ il caso di Central Park, il polmone verde che si estende nel cuore della Grande Mela, fungendo da valvola di sfogo per tutti i newyorkesi. Qui il verde costituisce il naturale prosieguo della città, che non s’interrompe bruscamente ma continua sotto mentite spoglie. Ponti, corsi d’acqua, prati, si alternano a veri e propri boschi, l’ideale per chi desideri evadere a km zero!

Park Güell – Barcellona
Creatività ed originalità, oggi come ieri sono fattori comuni alla maggior parte di queste oasi artificiali, talvolta vere e proprie opere d’ingegneristica, progettate e realizzate da team di architetti specializzati. Un esempio di parco urbano del passato è senza dubbio ParK Güell a Barcellona, il giardino pubblico ricco di elementi architettonici ideato da Gaudì e costruito nei primi del 900. Già allora una mente illuminata come Gaudì, si era ispirata alla natura per la creazione di nuove ed innovative soluzioni strutturali. Patrimonio dell’ Unesco dall’84, è presto diventato un modello da imitare per opere di recente attuazione.

Tåsinge Plads – Copenaghen
Si tratta del primo spazio urbano pensato in funzione dei frequenti cambiamenti climatici a cui ci stiamo gradualmente (ed erroneamente) abituando. Dopo l’alluvione del 2011, la città di Copenaghen ha deciso di reagire con forza alle sfide atmosferiche, inaugurando il primo quartiere resiliente al mondo.Tåsinge Plads, la piazza, è un’oasi verde con pavimentazioni impermeabili e marciapiedi sopraelevati per il deflusso delle acque. Con i suoi 105 ettari, il progetto dovrebbe ridurre di circa il venti percento le aree destinate al traffico.

Cheonggyecheon park – Seoul, Corea del Sud
Prima di essere completamente restaurata nel 2005, quest’area non era dissimile da un vecchio acquedotto abbandonato, sovrastato da una sopraelevata. La meticolosa opera di riqualificazione volta a portare la natura nel cuore della città, è riuscita invece ad armonizzare egregiamente strutture architettoniche ed elementi naturali, eliminando ogni contrasto in tal senso.

In copertina: Bosco Verticale a Milano
Valentina Barretta