Sharing economy: tra premi e contraddizioni

E’ stata sufficiente una settimana di Innovation Week per far parlare tutti di sharing economy…

Il premio Edison Pulse ha avuto infatti tra i principali protagonisti, numerose realtà emergenti nel settore dei beni e servizi condivisi, di cui 5 arrivate in finale. Ganiza, Italian Stories, Movieday, Sharewood, FastLav sono piattaforme digitali dai connotati ben definiti, che puntano proprio sulla partecipazione del pubblico, una cooperazione volta sia a semplificare le interazioni, sia a procurare vantaggi economici per i gruppi e/o i soggetti coinvolti. Artigianato e tempo libero sembrano aver monopolizzato questa tornata, ma come sappiamo la sharing economy in Italia riguarda anche altri compartimenti, in particolare mobilità, settore alberghiero e gastronomia. Sebbene si tratti ancora di timidi interlocutori nel panorama economico nostrano, a dispetto del successo raggiunto all’estero, società come Airbnb, Uber, BlaBlacar, Scooterino, Wingly, Just Eat, Craiglist e Couchsurfing.com , hanno iniziato ad accaparrarsi grosse fette di mercato.

Realtà emergenti all’insegna del divertimento
Startup come Ganiza e Movieday, al pari delle altre già note piattaforme, si propongono di ampliare il ventaglio delle possibilità individuali. In entrambi casi si punta sullo svago e l’organizzazione di eventi goliardici. Ganiza consente di scoprire e dunque condividere con gli amici, notifiche di eventi ed attività ricreative nelle vicinanze. Mediante un semplice sistema di votazione che elimina chat e telefonate, tutti potranno esprimere il proprio consenso, decidendo se partecipare o meno all’esperienza che ritengano più divertente.
Un modo per velocizzare le spesso troppo lunghe ed inconcludenti decisioni di gruppo.

Così alla domanda “pizza e finale degli Europei di calcio da me, concerto o serata in discoteca?” grazie a Ganiza, potranno rispondere tutti contemporaneamente, senza il rischio di accavallare voci e proposte.

Movieday in modo simile, permette a chiunque di organizzare proiezioni cinematografiche. L’utente avrà a disposizione una vasta scelta di proiezioni cinematografiche a cui presenziare. Una volta registratisi sulla pagina dell’ evento, bisognerà però attendere che venga raggiunta la soglia minima affinchè questo sia confermato. Le iniziative più smart raccoglieranno senza dubbio approvazione diffusa, procurando un vantaggio economico alle organizzazioni o ai singoli promotori. Il biglietto si paga infatti come in qualsiasi altro cinema, sebbene si presuma che i costi siano nettamente inferiori!

Le contraddizioni della Sharing Economy
Questi esempi di consumo collaborativo ci fanno pensare in positivo, ma il dibattito sulla sharing economy è ancora aperto e molto controverso.

La maggior parte delle recenti considerazioni riguardanti la sharing economy, la inquadrano come naturale evoluzione del nostro sistema economico, attendendo una normativa che – in linea con le direttive europee – ne regolarizzi maggiormente i flussi. Tuttavia sono in molti a pensare che le contraddizioni della cosiddetta “economia collaborativa” superino di gran lunga i vantaggi. Aldilà della regolamentazione che nello Stivale tarda ad arrivare, i maggiori dubbi concernono gli effettivi benefici che la popolazione ed i soggetti coinvolti riescano a trarre dalla sharing economy.

CatturaJE

Innanzitutto va fatta una distinzione tra attori principali ed attori secondari della peer to peer economy, ossia tra chi offre servizi per integrare il reddito e chi lo fa invece come attività principale. Si può facilmente intuire che le due categorie debbano essere sottoposte a regimi fiscali differenti. Inoltre sarà vero che gli strumenti messi a disposizione dalla sharing economy incrementino realmente le possibilità dei singoli?

Si pensi per esempio a Just Eat, il network dei ristoratori più noto al mondo. All’apparenza apre nuovi canali di vendita, ma di fatto potrebbe limitarsi a veicolare i vecchi clienti sul web, anzichè verso luoghi fisici.

Per non parlare degli esclusi, le piccole attività che non rispondendo ai parametri richiesti dall’e-commerce, sono rimaste fuori dal network, barcamenandosi tra domanda ed offerta. Sono in molti a pensare che, attraverso la sharing economy, le grandi multinazionali abbiano trovato per l’ennesima volta, il modo di aggirare le critiche dell’opinione pubblica estromettendo possibili concorrenti.

Ma al pubblico chi ci pensa?
La domanda nasce spontanea. Al momento non esiste un’autorità garante in grado di assicurare la provenienza e la qualità della merce offerta, l’affidabilità delle strutture o delle persone. Tutto è delegato al sistema delle recensioni, valido si, ma fino a che punto? Si tratta soltanto dell’ennesimo interrogativo senza risposta.

Valentina Barretta