SmartCity in SmartSociety

Oggi con i termini ‘cultura digitale’ e Smartcity, si tende erroneamente ad indicare uno spazio condiviso, in cui tutto è generato da flussi di dati facilmente decifrabili.

«Proviamo invece a partire dal presupposto che i cosiddetti ‘BigData’ fruibili in una Smartcity, non siano affatto di facile interpretazione e che piuttosto bisognerebbe parlare di ‘BigUnderstanding’» si è detto all’incontro SmartCities in SmartSociety tenutosi stamattina presso ForumPA2016, appuntamento annuale che riunisce Pubblica Amministrazione, imprese, mondo della ricerca e della società civile.

«La diffusione dei dati, se legata ad un’analisi corretta, genera informazione che a sua volta produce conoscenza, innovazione e dunque saggezza» uno dei concetti portanti emersi dal convegno ospitato in una delle sale di Palazzo dei Congressi.

In una società sempre più connessa ed inevitabilmente complicata, per dare inizio ad una vera rivoluzione digitale, dovremmo iniziare a considerare ogni singolo oggetto, asset o persona, come un sistema complesso, che influenzi e sia influenzato a sua volta da una pluralità di fattori. Ricerca, pratica e relative competenze sono ad esempio elementi indissolubilmente correlati, che all’interno di un sistema inclusivo non potrebbero essere considerati separatamente.

Tuttavia oggi modelli definiti inclusivi, continuano ad essere determinati e controllati dall’alto, con asimmetrie che mettono in evidenza l’esclusività di un sistema mal funzionante.

Estendendo il medesimo ragionamento a SocialNetwork e rete web, una reale participazione implica che entità diverse interagiscano costantemente e s’influenzino a vicenda.

E’ dunque possibile e sano, destrutturare le vecchie convinzioni legate soprattutto alla “prevedibilità” dei sistemi organizzativi, per aprirsi ad una mentalità Open… OpenData, OpenSource, e principalmente nei settori: ambientale, sanitario, educativo, etc…

Valentina Barretta