Tra uomo e macchina vincono le idee

Mentre l’intelligenza artificiale prova a diventare creativa, la creatività nostrana si concentra sul valore delle idee e lancia una provocazione al paese, iniziando da un’opera d’arte e proseguendo a colpi di hashtag.

Secondo Nick Bostrom, a capo del The Future of Humanity Institute, entro 100 anni le macchine diventeranno più intelligenti degli umani e potrebbero rivoltarsi contro i propri creatori. É notizia di questi giorni che il team di DeepMind sta lavorando con gli scienziati dell’Università di Oxford per trovare il cosiddetto “tasto rosso” da premere qualora i robot dovessero evolversi in maniera controproducente, contro gli umani e le loro stesse idee.

La Silicon Valley sta focalizzando la maggior parte degli investimenti sulle AI e se iniziamo a immaginare possibili -in un futuro non troppo lontano- scene di film come Her, è anche perché Google vuole insegnare la creatività al cervello artificiale e per iniziare ha creato il primo brano musicale con Magenta. Come ha fatto? In sostanza, utilizzando un database di opere create dall’uomo. E com’è il brano? Abbastanza noioso (ascoltalo qui).

Si perché alle macchine manca la visione complessiva della composizione, le suggestioni, la coscienza del contesto e una serie di ingredienti intangibili che caratterizzano invece la creatività degli uomini, e sono il sale dell’intuizione.

I computer sono imbattibili per quanto riguarda il calcolo e la logica, ma la logica è solo un aspetto della mente umana. Quando si ha a che fare con intuito, creatività, creazione di senso e comunicazione, l’uomo non ha concorrenti. Ha affermato Celia Parce, ex Ceo della California Virtual University.

La creatività appartiene all’uomo ed è generata da un mix di fattori unico e non riproducibile, diverso da persona a persona e particolarmente presente nel patrimonio genetico degli italiani, una caratteristica che ci rende competitivi anche a detta degli economisti più visionari e illuminati del nostro secolo (pensiamo a Jeremy Rifkin, di cui vi abbiamo parlato qui).

Eppure in Italia, mettere al centro dell’attenzione il valore economico delle idee e del lavoro creativo significa compiere una crociata di sensibilizzazione, a favore di un concetto ben chiaro altrove -dove il talento creativo è meno diffuso ma esponenzialmente valorizzato- ma non qui. Così in molti, persino alcuni addetti ai lavori sfiancati dal sistema e dalla minaccia dell’ormai leggendario stagista pronto a sostituirti aggratis appena esci da quella porta, dimenticano che costruire un contenuto pubblicitario o un testo brillante, realizzare un’opera d’arte, scrivere o suonare una traccia musicale, scattare o disegnare un’immagine, girare un video e soprattutto progettare e pensare tutto questo per arrivare a realizzarlo, è lavoro.

Le idee non sono solo una lampadina che si accende, ma il frutto della connessione tra intuizione, esperienza, abilità e visione d’insieme e producono fatturato: in Italia sono più di 2 milioni i professionisti dell’intelletto e generano oltre 80 miliardi di euro, quasi il 6% del nostro PIL (Rapporto Unioncamere 2013).

Che il lavoro intellettuale e creativo sia ignorato dal sistema politico e finanziario è consapevolezza acquisita ormai, ma proprio con l’intenzione di ribaltare questa convinzione la giovane artista e designer Patrizia Pfenninger ha scelto di creare un’opera d’arte sulla parola Idea, plasmando rotoli composti da 25 banconote da 100 Euro.

La scultura è diventata anche una campagna che ha convinto un numero sempre crescente di addetti ai lavori a scattarsi un selfie, da condividere con l’hashtag #leideesipagano.

#leideesipagano sui social
#leideesipagano sui social

La campagna è stata abbracciata e promossa da Pasquale Diaferia, creativo, fotografo, scrittore e autore di alcune delle pubblicità più riuscite degli ultimi anni.

Incuriositi dal progetto, abbiamo intervistato Pasquale Diaferia per scoprire di più.

VM: Ciao Pasquale, dove volete arrivare con #leideesipagano?

PD:Abbiamo iniziato il 15 di aprile, fino a Settembre vorremmo che la gente facesse propria questa campagna, fotografandosi e utilizzando l’hashtag ufficiale #leideesipagano. Vogliamo allargare la platea dei professionisti del progetto e vorremmo coinvolgere tutti i committenti. L’ultimo passaggio potrebbe essere un convegno con le associazioni di categoria per affrontare il tema del valore economico delle idee, e poi coinvolgere la politica. L’Italia può rinascere solo se diventa il reparto creativo dell’Occidente industrializzato. Potremmo diventare nel mondo quello che la Florida è per il turismo o Cupertino per l’Hi Tech.

VM: Come immagini il nostro paese tra qualche anno e come lo vorresti in futuro?

PD:Il vero obiettivo di #leideesipagano è fare un salto in avanti. In Italia non c’è più la vecchia anima industriale o finanziaria, dovremmo invece diventare un Hub per l’eccellenza delle idee a cui tutto il mondo potrebbe rivolgersi,i primi fornitori mondiali di creatività. Ci piacerebbe che #leideesipagano diventasse un movimento culturale. Abbiamo la più alta concentrazione di creativi al metro quadrato, non è affatto vero che con la cultura non si mangia, frase pronunciata dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti per giustificare i tagli ai nostri brillanti ricercatori, che poi vanno a lavorare in tutto il mondo.

VM: Come funzionano ad oggi le grandi committenze in campo creativo?

PD: Il più grande committente è la PA ma non se ne accorge nessuno, perché spesso la qualità ne fa le spese quando le gare sono già destinate a chi ha conoscenze nell’ambiente. Quando invece si lavora a chiamata diretta, con professionisti seri in base al proprio curriculum, il successo è assicurato. Guarda Salerno con Zaha Hadid o Vignelli.

VM:E se ci si mette di mezzo la creatività artificiale (hai sentito parlare di Magenta?)

PD:É in corso una banalizzazione del mestiere di creativi e intellettuali. Pensiamo, appunto, ai meccanismi non-human. La McCann giapponese ha annunciato un robot come nuovo direttore creativo, una macchina in cui ha caricato le campagne degli ultimi quaranta anni, ma è solo una strategia per strizzare l’occhio all’industria del tech. Già nell’introduzione del rapporto Unioncamere 2015 viene sottolineato il legame fondamentale manifattura-creatività/design (professionisti che lavorano con le idee) come fattore irrinunciabile e su cui puntare per risollevare le sorti dell’economia italiana.

Per evitare che l’industria delle idee fosse guidata da chi le idee le ha, si è abbassato il costo delle idee, ma è con le idee che si fanno i soldi e non viceversa.

Il progetto della finanza è quello di abbassare i costi di produzione. Insomma, le idee, che sono il vero prodotto dell’industria delle idee -cioè quella creativa- non devono essere annegate nei costi generici di produzione. Si deve restituire dignità a questo lavoro.

Dal rapporto Unioncamere 2015 arriva il dato riguardante le aziende che crescono fino al punto dai diventare internazionali << investono molto di più in in arti grafiche in campo pubblicitario, design di prodotti e servizi, tecniche multimediali, web design e ricerche di mercato (il 44,7% delle esportatrici a dispetto del 18,8% delle non esportatrici)>>, rispetto alle medie e piccole locali.

#leideesipagano nasce dalla necessità di una rivoluzione da parte degli addetti ai lavori, dalla voglia di creare maggiore consapevolezza e attivismo attorno alle professioni intellettuali. Le idee sono materiale prezioso e investire in creatività significa ottenere un vantaggio competitivo sul mercato internazionale, se questo discorso vale per le imprese, vale anche per l’economia di un Paese intero.

www.leideesipagano.com

immagine di copertina: l’opera IDEA di Patrizia Pfenninger

Virginia Marchione